Social e Dipendenza

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L’essere umano, per natura, è un essere sociale che durante l’evoluzione ha sempre vissuto in piccole comunità.

Con la rivoluzione industriale, l’uomo ha preferito spostarsi verso le città, abbandonando così le comunità e iniziando uno stile di vita individualizzato.

L’istinto umano dello stare in una comunità non è cambiato: a compensare questa mancanza ci hanno pensato i social network, con la loro capacità di interagire con le persone hanno portato ad iscriversi sempre più utenti.

La funzione dei social è, infatti, quella di unire le persone in uno spazio comune che possa essere simile a quello delle comunità tradizionali (pub e bar).

Negli ultimi decenni la necessità di usare lo smartphone è aumentata notevolmente, tanto che la maggior parte della popolazione ha la possibilità di navigare in internet. Questo ha portato all’aumento dei casi di dipendenza da social media.

Il 51% dei giovani tra i 15 e i 20 anni dichiara di avere difficoltà a prendersi una pausa dai social media, e di controllare il cellulare molte volte al giorno.

Uno studio svolto da Social Warning spiega che in media il 79% dei giovani trascorre l’equivalente di 60 giorni interi sui social media, il che vuol dire 2 mesi l’anno passati a consultare il proprio smartphone.


DIPENDENZA IN PSICOLOGIA

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Dal 2013, con la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), il disturbo da dipendenze comportamentali (di cui fanno parte quelle da internet), sono state aggiunte con la denominazione “dipendenze patologiche comportamentali”.

Il disturbo da dipendenze da internet mostra caratteristiche molto simili a quelle del disturbo da dipendenza da sostanze.

Mark Griffiths, uno psicologo inglese, sostiene che ogni comportamento che soddisfi i sei criteri seguenti, può essere definito una dipendenza.

  • Salienza. La salienza è quella condizione in cui l’oggetto della dipendenza, in questo caso i social media, diventano l’attività più importante nella vita della persona, condizionando il pensiero, i sentimenti e il comportamento. Per esempio, se una persona non sta usando il telefono e non è online sui social, pensa costantemente alla prossima volta che lo sarà.
  • Modifica dell’umore. L’umore può subire delle variazioni rispetto a una condizione normale, quando si hanno dipendenze da social network: l’utente che non è connesso a internet potrebbe provare sensazioni di ansia e malumore, mentre invece quando è connesso può provare tranquillità nella sua fuga dalla realtà.
  • Tolleranza. Per tolleranza si intende quel processo per cui una persona con disturbo da dipendenza da internet ha bisogno di “dosi” sempre più elevate di tempo trascorso sullo smartphone. Il consumatore quindi deve aumentare gradualmente le dosi di internet per ottenere lo stesso effetto di tranquillità e piacere della volta precedente.
  • Sintomi di astinenza. I sintomi di astinenza si verificano quando la persona è impossibilitata ad usare i social media, per esempio quando è al lavoro. Questi sintomi, come per le dipendenze da sostanze, comprendono malumore, tremori e irritabilità. Per questo motivo la persona dovrà connettersi al più presto in modo da bloccarli.
  • Conflitto. Il conflitto si verifica tra la persona affetta da dipendenza e le persone che la circondano, ma non solo. Può essere un conflitto:
    • Interpersonale, cioè con altre persone;
    • Con altre attività. Il tempo passato sui social toglie tempo ad attività e hobby;
    • Intrapsichico. L’utente si rende conto di trascorrere ore sullo smartphone e può sentirsi in colpa e provare preoccupazione.
  • Ricaduta. La ricaduta è la tendenza a tornare ad usare l’oggetto della dipendenza dopo un periodo di tregua e di uso moderato del cellulare.

I principali sintomi di una dipendenza sono:

  • stato ansioso-depressivo;
  • ossessione per la propria immagine sui social;
  • mancanza di sonno;
  • paura di essere esclusi.

Il passaggio dall’uso normale all’uso eccessivo dei nuovi media si verifica quando lo stare sui social diventa importante per alleviare depressione, solitudine e stress.

Lo scopo delle terapie non è quello di azzerare l’utilizzo dei social da parte dei pazienti, ma quello di ridurne gradualmente l’utilizzo fino ad arrivare ad un uso normale degli stessi.

Il motivo è che nella società odierna l’uso di internet è comunque fondamentale, quindi non è possibile che la persona smetta di usare lo smartphone per navigare.


DIPENDENZA NEL CERVELLO

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La dipendenza interferisce con il circuito della ricompensa, e per questo è classificata come un disturbo neurologico.

Nello specifico, nel sistema della ricompensa viene coinvolto il neurotrasmettitore Dopamina, il quale viene trasmesso a partire dall’Area Ventro Tegmentale (VTA) del Mesencefalo, passa poi attraverso il Sistema Limbico e nella Corteccia Frontale (dove hanno luogo le funzioni esecutive come, ad esempio, il controllo delle emozioni, l’attenzione, la concentrazione e l’autocontrollo degli impulsi).

Come abbiamo già visto, lo svolgere attività piacevoli stimola il rilascio della dopamina all’interno del cervello.

La stimolazione di questo neurotrasmettitore è responsabile della sensazione di piacere che percepiamo dopo aver svolto delle attività che ci piacciono (come, per esempio, lo sport). Le molecole della dopamina vengono poi rimosse dallo spazio simpatico e riportate indietro al neurone trasmittente, da una proteina chiamata “trasportatore striatale della dopamina”, abbreviato con DAT.

La DAT, inoltre, è presente in minori quantità nelle persone affette da ansia e depressione.

È stato studiato che l’esposizione elevata è un utilizzo importante dei social media, accresce i livelli del neurotrasmettitore Dopamina, esattamente come avviene con l’abuso di sostanze come alcol, eroina e nicotina.

La continua stimolazione, col passare del tempo, sovraccarica i recettori dei neuroni e disorganizza il sistema della ricompensa.

Ciò che accade nella testa delle persone affette da dipendenza da internet, è la mancanza di reattività del cervello agli stimoli quotidiani; l’unica azione gratificante per l’individuo è l’interazione attraverso i social.

Per questo motivo la priorità degli utenti dipendenti è quella di collegarsi a internet.

Una ricerca condotta usando la risonanza magnetica (MRS) ha dimostrato che, le persone che presentano una dipendenza da smartphone hanno un volume di materia grigia inferiore a quello delle altre persone. In particolare le zone dove essa è presente in minor quantità sono l’insula (l’area che regola i processi emotivi e decisionali) e la corteccia temporale.

Nelle persone dipendenti dai social hanno scoperto anche un’attività ridotta della corteccia cingolata anteriore (ACC). La corteccia cingolata anteriore serve per valutare la rilevanza di emozioni e delle informazioni motivazionali; produce sensazioni soggettive e il coordinamento della risposta adeguata a eventi interni ed esterni.

Un’altra area cerebrale che viene coinvolta dal momento che si è dipendenti dai social è la corteccia orbitofrontale. In questa zona si è notata una riduzione di materia grigia, il che significa che viene compromessa la dimensione della “tolleranza”, la quale potrebbe determinare una dipendenza sempre maggiore.

Nel caso della dipendenza, per tolleranza, si intende la necessità di dover restare “connessi” per più tempo, in modo tale da riuscire ad ottenere la soddisfazione della volta precedente.

Un’altra conseguenza sarebbe quella dell’insorgere di deficit decisionali, che portano così la persona ad essere più impulsiva.

I soggetti che presentano una dipendenza da smartphone hanno più probabilità di interagire in modo disfunzionale:

  • con gli altri;
  • con l’ambiente;
  • con il proprio organismo.

Il motivo è che percepiscono in modo distorto i segnali esterni.


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