Social e Società

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Negli ultimi decenni il mondo virtuale si è evoluto e con esso sono cambiate le abitudini delle persone e le loro percezioni sulla vita.

I social sono lo strumento giusto per connettere la popolazione senza distogliere completamente le persone dai propri impegni: avendo ormai la possibilità di avere sempre sottomano uno smartphone, le aziende e le organizzazioni politiche hanno scelto i social come mezzo di comunicazione, per farsi pubblicità e farsi conoscere.

Anche durante la pandemia, dal 2020 ad oggi, gli utenti hanno pubblicato messaggi di conforto e solidarietà nei confronti delle famiglie in difficoltà, ed era anche una maniera per sentirsi più vicini, in quanto mancava la possibilità dell’incontro fisico e della socializzazione vis a vis. Anche il classico incontro tra amici per l’aperitivo, è stato temporaneamente sostituito con videochiamate di gruppo. In ospedale, al posto delle visite dei parenti ai congiunti, si e ricorsi all’utilizzo della videocall.

Si è anche ricorso a consulenze mediche specialistiche online, onde evitare il diffondersi del contagio.

Le lezioni scolastiche, non potendosi più svolgere in classe, sono state gestite in DAD (didattica a distanza), utilizzando alcune piattaforme di social network, come Skype, Google Meet, Zoom e Teams.

I social media sono dunque un mezzo di comunicazione mondiale, in grado di avvicinare e aiutare le persone.

L’evoluzione digitale ha spinto le persone a voler conoscere i pensieri e le opinioni altrui.

C’è infatti da dire che i commenti che vengono postati sui social non sono sempre positivi, ma spesso sono messaggi provocatori e che possono essere ritenuti offensivi.

Non di rado le persone ignorano il peso delle parole e la loro capacità di diffondersi nel web, rischiando così di andare a ferire altri utenti o di scatenare “liti” all’interno della rete.


FAKE NEWS

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Un fenomeno creatosi e diffuso mediante la rete è quello delle “fake news” (notizie false o bufale); sono notizie inventate, errate o ingannevoli, scritte e pubblicate sul web con lo scopo di attirare l’attenzione del lettore al fine di disinformare, screditare, incitare e creare confusione.

Queste false informazioni sono di vario tipo e possono riguardare temi come la religione, la politica, la scienza e la medicina. Non è infatti raro trovare rappresentanti politici divulgare fake news con lo scopo di promuovere emozioni negative come rabbia e paura.


CYBERBULLISMO

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Un altro fenomeno importante, nato negli ultimi anni è quello del cyberbullismo, la versione online del bullismo: il cyber-bullo si differenzia dal classico bullo in quanto ha un campo d’azione molto più ampio. I bulli di solito agiscono soprattutto in ambiente scolastico mentre il bullismo online è sempre presente; l’utente che viene aggredito può ricevere messaggi offensivi durante tutto l’arco della giornata, e in qualsiasi luogo.

Altra differenza tra il bullismo classico e il cyberbullismo è che possono essere coinvolti sia ragazzi che adulti. Utenti di ogni età e luogo possono essere vittime di attacchi di bullismo online.

È risaputo che non serve avere un carattere particolarmente forte per diventare un cyberbullo; chiunque, anche chi nella vita reale è una persona molto calma, può diventare un cyber-bullo. Anzi, spesso sono le vittime stesse di bullismo che in rete offendono e aggrediscono altri utenti.

Non sempre chi attacca è un adolescente, come invece avviene a scuola: avendo tutti libero accesso ad internet, non è raro trovare adulti e persone di età avanzata intimidire altri utenti.

Visto che le proprie azioni vengono attribuite al proprio profilo utente, molte persone si “nascondono” dietro ai social per denigrare i profili più deboli. Avviene così una sorta di sdoppiamento della personalità.

Ciò che ne consegue è che le vittime possono presentare danni psicologici, anche prolungati nel tempo. I principali sono:

  • Ansia
  • Depressione
  • Sentimenti di isolamento
  • Abbassamento dell’autostima
  • Perdita di interesse per hobby
  • Abuso di sostanze quali alcol e droghe
  • Vergogna e imbarazzo

Prima dell’avvento di internet gli studenti presi di mira dai compagni avevano una “pausa” con la fine delle lezioni; adesso con la possibilità di trasmettere il nostro messaggio 24 ore su 24, la persona “cyberbullizzata” non ha tregua.

In certi casi il danno psicologico diventa talmente importante da portare al suicidio: c’è stato infatti un crescente numero di suicidi dalla nascita degli odierni social fino ad ora.

Di seguito la legge 71/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, art. 1, comma 2:

Ai fini della presente legge, per «cyberbullismo» si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

legge 71/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, art. 1, comma 2

Perché si è così aggressivi davanti allo schermo? I sociologi dicono che il semplice fatto di essere “nascosti” innesca una sensazione di libertà espressiva e la specie umana si sente in grado di esternare l’aggressività latente, che alberga nel nostro inconscio.

Vengono quindi meno i freni inibitori che, normalmente, la tengono a bada.

Questa violenza esce non appena le condizioni lo permettono; è per questo che sentendoci protetti dietro ad un monitor, ci sentiamo liberi di giudicare e attaccare gli altri utenti, convinti di non avere ripercussioni.

Il fatto che siano molto rare le querele sui social per ciò che si scrive, autorizza l’uso di parolacce, prese in giro e accuse.

La stessa rabbia che si manifesta su internet, è simile a quella che viene fuori dai tifosi allo stadio.


PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE

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Antropologi, psicologi e sociologi si sono impegnati nello studiare il comportamento umano, e come questo muta quando viene influenzato dall’ambiente esterno.

Gli studiosi sono arrivati alla conclusione che esiste un quadro definito di valori, ideali e modelli di comportamento che da sempre viene imposto alla persona. Questo quadro di valori ci viene ereditato dai genitori con lo scopo di mantenerlo e trasmetterlo alle generazioni future; si tratta di un modello da seguire imposto direttamente o indirettamente dalla società: questo fenomeno si chiama processo di socializzazione.

È un processo attraverso il quale gli individui apprendono capacità, atteggiamenti e i comportamenti da usare nelle relazioni sociali.

Questi valori stanno cambiando drasticamente, ma la società non è ancora del tutto pronta ad accettarli.

La nascita di internet ha dato vita alla rivoluzione sociale più importante nell’ultimo secolo. I social media hanno cambiato:

  • La nostra vita
  • Il modo di rapportarci con noi stessi e con gli altri
  • Il nostro modo di comportarci
  • Il nostro modo di pensare
  • La nostra educazione

UN PO’ DI DATI

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Circa l’80% delle persone con accesso a internet predilige l’utilizzo dei social media dai dispositivi mobili (come smartphone e tablet). Gli utenti quindi preferiscono comunicare, condividere contenuti e consultare le notizie mentre sono in movimento. Uno dei motivi è il fatto che i computer non hanno le stesse funzionalità degli smartphone. Un esempio: con gli smartphone si possono scattare foto e postarle in tempo zero, mentre dal desktop fare ciò è impossibile.

La praticità e la comodità nel poter utilizzare il telefono ovunque e quando vogliamo, ha portato a una crescita importante del tempo trascorso online. In media infatti una persona interagisce con il telefono 2.617 volte al giorno, ma il numero può salire fino a 5.427 nei casi più estremi.

Si sa con certezza che sono i giovani adulti che utilizzano maggiormente i social media, ma anche il numero degli anziani che ne fanno uso sta aumentando.

Le persone di età compresa tra 16 e 29 anni trascorrono in media 3 ore al giorno solo su piattaforme di social network.

Gli adulti tra i 45 e i 54 anni passano mediamente 1 ora e 39 minuti sui social network.

La fascia di popolazione più colpita da questa rivoluzione è quella dei Millennials (generazione Y); persone nate tra l’inizio degli anni ‘80 e il 2000. Si tratta infatti della prima generazione che mostra dimestichezza nell’uso degli strumenti digitali.


CAMBIAMENTI NELLE RELAZIONI

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La cultura della partecipazione è un fenomeno ago sui social, e si basa sulla capacità delle persone di interagire liberamente tra di loro, oppure anche con organizzazioni e aziende.

I social media si dividono in due forme di comunicazione: la comunicazione sincrona e la comunicazione asincrona. Nel caso di quella sincrona si intendono i messaggi istantanei, le chat e i commenti sotto ai post; mentre un’interazione tipica della comunicazione asincrona è quella dei forum, dove si hanno discussioni che si sviluppano in tempi molto lunghi.

Come con il social SixDegrees, l’opportunità che i network ci offrono è quella di conoscere persone geograficamente lontane da noi, ma con interessi simili. Le “amicizie” sul web si cercano spesso guardando gli interessi, gli obiettivi e le passioni simili alle nostre. È per questo motivo che le relazioni interpersonali nate su internet si rivelano a volte più forti e durature di quelle nella vita offline.

Capita anche che una persona si senta in bisogno di comunicare i suoi sentimenti e le sue emozioni online, ancora prima di dire queste cose a voce alla persona accanto a sè.


ACQUISTI ONLINE

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Gli acquisti nell’era di internet non sono più gli stessi. Se una volta si valutavano le scelte d’acquisto con la propria cerchia di conoscenti stretti, ora la questione è diversa.

Confrontarsi con chi ci accompagna, sentire il proprio consiglio e affidarsi a ciò che altre persone ci hanno raccontato è un aspetto tipico dello shopping offline.

Se si vuole comprare qualcosa in negozio c’è il fattore temporale: è vero che comprando offline non si ha la possibilità di acquistare comodamente dal divano, ma dal momento che si è in negozio, dopo la scelta del prodotto, l’articolo lo si può avere tra le mani all’istante.

Il social shopping è l’atto di andare a ricercare le informazioni online riguardo al prodotto o servizio a cui si è interessati. Abbiamo un bisogno umano che ci spinge a comprare, ma con l’ausilio dei social il metodo per avere pareri sull’acquisto cambia: li si possono avere non solo dalla propria cerchia ristretta, ma da migliaia di persone.

Molte persone preferiscono cercare informazioni online per poi comprare il prodotto offline. Ciò viene chiamato dagli esperti Research Online Purchase Offline, ma a volte può esserci anche il caso contrario; ovvero si guarda e si tocca con mano il prodotto in negozio per poi tornare a casa, vedere le offerte migliori e comprarlo online.

Con micro moment si intendono tutti quei momenti del giorno in cui l’utente prende in mano lo smartphone o il tablet per cercare informazioni su quello che vorrebbe acquistare.

Lo svantaggio, quindi, dello fare shopping su internet è quello che non si possono vedere e toccare i prodotti; il vantaggio, invece, si trova nella grande varietà di recensioni che si trovano sulla rete.

Le tappe del processo d’acquisto di un prodotto o servizio, sono state studiate: prendiamo in considerazione il modello AIDA. L’acronimo significa:

  • Attenzione
  • Interesse
  • Desiderio
  • Azione

Concluse queste tappe si ha la fase della fidelizzazione: il cliente si affeziona al marchio e si interessa ad altri prodotti.


FORMAZIONE

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Un altro aspetto dell’avvento di internet è che adesso informarsi è molto più facile e immediato; a tutti è capitato di avere delle domande, prendere in mano il proprio telefono e trovare delle risposte in un brevissimo tempo. Ormai è raro che qualcuno decida di studiare dai libri in biblioteca, dato che anche sulla rete si trovano molte informazioni e che il tempo impiegato per fare ricerche è minore; inoltre molte nuove scoperte si possono trovare solo online.

I Millennials sono i primi a fare ricerche sul web: basta digitare delle keywords sul motore di ricerca, selezionare la fonte e leggere.

Adesso le informazioni possono raggiungerci in ogni momento della giornata e in qualunque luogo ci troviamo.


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